
Con i teatri chiusi il Teatro diventa Delivery anche a Milano
Se il pubblico non può andare a teatro dagli attori, saranno gli attori a lasciare i teatri per incontrare il pubblico: arriva anche a Milano il Teatro Delivery, spettacoli teatrali che gli attori consegnano a domicilio sotto le case degli spettatori. L’idea nasce a dicembre 2020 a Lecce, dove l’attore Ippolito Chiarello, fondando le USCA – Unità Speciali di Continuità Artistica, ha dato vita a questa realtà teatrale per mantenere il rapporto in presenza tra attori e pubblico, finché i teatri rimarranno chiusi: gli attori si spostano per la città in bicicletta per raggiungere cortili, parchi, strade su cui si affacciano le finestre degli spettatori, che assistono agli spettacoli in sicurezza.
Dalla Puglia il Teatro Delivery si è diffuso nelle altre città italiane. A Milano sono le attrici Marica Mastromarino e Roberta Paolini a portare il teatro a domicilio, a bordo delle loro biciclette, con lo zaino tipico dei rider che consegnano il cibo dei ristoranti. Proprio come il cibo consegnato a domicilio, anche il teatro, nutrimento dell’anima, può diventare da asporto per arrivare nelle case degli spettatori.

Il pubblico può scegliere e prenotare dal menù teatrale – sulla pagina Facebook di Teatro Delivery – Milano – le performance, che hanno lunghezza e costi variabili (ce ne sono anche di gratuite per solidarietà con le famiglie che di questi tempi soffrono dal punto di vista economico); il repertorio spazia da Dante a Goldoni e Dario Fo, ma è anche possibile proporre un testo su richiesta da aggiungere al proprio ordine.
In tempi non sospetti il mondo del teatro si interrogava su come rinnovarsi per andare incontro al proprio pubblico, che tendeva a disertare i teatri, per andare alla ricerca di altro, di qualcosa che sapesse soddisfare la sua esigenza – così contemporanea – di ricerca del sempre nuovo; il teatro stava già percorrendo anche nuove strade, uscendo dal luogo deputato, per stupire le persone irrompendo sulla scena quotidiana: piazze, strade, città, luoghi pubblici si erano già trasformati in nuovi palcoscenici; il teatro riscopriva la sua essenza fatta di corpi che agiscono in uno spazio alla presenza di altri corpi.

L’arrivo della pandemia, che ha colpito duramente il mondo dello spettacolo dal vivo, forse può anche essere l’occasione per ripensare e reinventare un intero settore che ha la necessità di rinnovarsi ed essere riconosciuto. Il 9 marzo 2021 sarà passato un anno da quando i teatri sono rimasti chiusi per tre mesi e mezzo, poi riaperti per un’estate, e richiusi a fine ottobre 2020. Non tutti sono riusciti a riaprire, nessuno al momento vede la prospettiva di una prossima riapertura. Però in tutti questi mesi artisti e lavoratori dello spettacolo dal vivo non hanno mai smesso di manifestare la loro presenza, ribadendo l’importanza della cultura anche – e soprattutto – nei momenti più duri di crisi: «Se è assolutamente necessario che l’arte o il teatro servano a qualche cosa, dirò che dovrebbero servire a insegnare alla gente che ci sono attività che non servono a niente, e che è indispensabile che ce ne siano», affermava Eugène Ionesco, ed è ciò che affermano attrici e attori di Teatro Delivery.

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