
Ce l’ho Corto – Quando i cortometraggi rileggono la storia
La seconda giornata di Ce l’ho Corto Film Festival ha proposto tre corti sull’intreccio tra storia e politica, passando sia per eventi contemporanei che per il passato: Patrioten Sterben Nicht (Patriots Don’t Die) di Joāo Prado, L’ultimo fascista di Giulia Magda Martinez e Why Kill them? di Ludovic Bonleux. I cortometraggi, presentati dai registi in questa talk fruibile sulla pagina Facebook del festival, saranno disponibili in replica insieme al resto della programmazione domenica 29 novembre.

Patrioten Sterben Nicht di Joāo Prado (Germania – 2020 – 10′) – Concorso ufficiale
Joāo Prado guarda alla presente pandemia mondiale e a come, nonostante l’evidenza, alcuni continuino a negare la gravità della situazione. Lo fa mostrando una giornata simbolo per il Brasile, suo Paese d’origine: il 15 marzo. Se quel giorno nel 1985 vide la fine del governo militare brasiliano, nel 2020 le strade di San Paolo si riempiono di negazionisti che, agitando bandiere e striscioni, protestano contro il “virus della corruzione” o “del comunismo”, come lo definiscono alcuni nel corso del cortometraggio. “Siamo patrioti, non idioti”: questo è il loro grido di guerra, e come dice con ironia il titolo scelto da Prado, “i patrioti non muoiono”.
Il punto di vista dei manifestanti è quello del presidente Jair Bolsonaro, che spesso ha minimizzato la pandemia con affermazioni come “Non serve scappare, mi dispiace per i morti ma tutti moriremo un giorno”. Joāo Prado rappresenta il circo di menzogne che occupa le strade della sua città senza pietà, spostandosi da un individuo all’altro come una mosca silenziosa. La domanda che sembra porsi il regista con Patrioten sterben nicht è se il virus più letale di tutti non sia il fascismo. Alle idee contraddittorie e deleterie dei negazionisti, lui oppone l’evidenza con il cartellone finale: dal 15 marzo al 1° ottobre 143,000 brasiliani sono morti a causa del virus.

L’ultimo fascista di Giulia Magda Martinez (Italia – 2020 – ’13) – Concorso ufficiale
L’ultimo fascista di Giulia Magda Martinez si pone una domanda simile a Patrioten sterben nicht, riflettendo sulla letalità del fascismo ma usando, al posto del documentario di Prado, gli stilemi della commedia. I membri di “Fiamma nuova” vedono lentamente scomparire dal mondo tutte le persone che odiano e iniziano a interrogarsi se abbiano o meno qualche potere speciale.
Il cortometraggio, concepito un anno prima del Coronavirus ma la cui produzione è iniziata a marzo 2020, si è adattato al lockdown mettendo in scena una riunione via Skype tra i diversi personaggi. Se la premessa può sembrare assurda (Martinez spiega che è nata da un gioco tra amici), le sue implicazioni sono a dir poco terrificanti.
Nel contesto de L’ultimo fascista, la regista e sceneggiatrice è capace di sfruttare questa dicotomia, prendendosi gioco delle contraddizioni alla base del pensiero del gruppo di “Fiamma nuova”. Le due sorprese più piacevoli del corto sono gli zii di Giulia Magda Martinez, scelti per interpretare i militanti Mario e Gino Pilloni.

Why Kill them? di Ludovic Bonleux (Messico – 2019 – 12’) – Internazionale
Ludovic Bonleux usa la sua videocamera e la sua macchina fotografica per parlare della violenza politica e dell’infrangimento dei diritti umani in tutto il Messico. Se il suo ultimo film Guerrero, vincitore della Diosa de Plata trattava delle sparizioni forzate nello stato di Guerrero, Why Kill them? ha un focus molto più specifico e individuale.
Il regista decide di seguire Francisco Moisés Salcido Beltrán, un ex soldato, a Tlatelolco, dove il 2 ottobre 1968 sono state massacrate da parte delle forze dell’ordine centinaia di studenti. Era un attacco voluto da Luis Echeverría, l’allora Presidente del Messico, con l’obiettivo di distruggere il movimento studentesco.
Beltrán ha partecipato in prima persona a quella notte di sangue e, sebbene siano passati ormai cinquant’anni da quel giorno, ricorda vividamente ogni dettaglio. “Siamo studenti, siamo disarmati” gridavano sull’orlo delle lacrime di fronte alla cieca violenza. Bonleux si limita a seguire Beltrán e a lasciarlo raccontare, con la voce rotta, quei momenti che riesce a capire solo oggi con la giusta distanza. Why Kill them? è una testimonianza di quanto la violenza possa depersonalizzare l’individuo, rendendolo un’obbediente macchina da guerra senza una vera percezione del dolore che sta arrecando.
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