
Giovinezza obbligatoria di Andrea Lupo, la vecchiaia di domani
Negli ultimi due weekend di ottobre 2020, al Teatro Calcara di Valsamoggia, ha debuttato Giovinezza obbligatoria, ultimo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Lupo, cui messinscena è frutto dalla collaborazione artistica fra Teatro delle Temperie di Valsamoggia (BO), Tedacà di Torino e Arti e Spettacolo de L’Aquila. Un progetto nato alla fine del 2019, rallentato dal lockdown, che dipinge in maniera terribilmente accurata diversi aspetti già critici della nostra società, ulteriormente esasperati dalle conseguenze della pandemia globale.

In un futuro distopico non troppo distante dai giorni nostri, Luca e Franca, una comune coppia di mezz’età, vivono con serenità ed entusiasmo la loro normale esistenza scandita da ineludibili ritmi forsennati di produttività, consumo e ostentazione del proprio malsano benessere. Una vita da automi, osservata ed esibita attraverso giganteschi schermi interattivi che costituiscono l’unico elemento d’arredo della loro casa. Una vita esemplare, inappuntabile e apparentemente appagante. Un loop infinito di gesti che si susseguono obbligatori, sempre puntuali e insostituibili. Ma, una mattina, quest’acquiescente armonia futuristica viene spezzata di colpo da una disgrazia inspiegabile: Luca si sveglia vecchio.
Il suo mondo non prevede per lui né pensionamento, né casa di riposo. Egli, impiegato modello, vincitore di innumerevoli premi come dirigente del mese, sarà costretto a scegliere, come tutti gli anziani, se procedere con l’autoannullamento (una sorta di eutanasia istituzionalizzata e condita da una cerimonia funebre trasmessa in streaming per gli affetti più cari del suicida), oppure essere deportato nella Città dei Vecchi. Nessuno sceglierebbe questa seconda opzione, triste ed inutile, soprattutto considerato il fatto che l’autoannullamento comporta la devoluzione di una somma di denaro, calcolata dallo Stato in base all’aspettativa di vita, ai famigliari che sopravvivono all’anziano. E, difatti, nessuno sceglie più il trasferimento nella Città dei Vecchi da lunghissimo tempo. Chi vorrebbe diventare un peso per gli altri, quando può dignitosamente terminare i propri giorni da cittadino modello?

Tuttavia, Luca, che fino ad allora non aveva nutrito alcun dubbio su quale sarebbe stata la sua scelta finale, si scopre l’eccezione. Non avendo avuto a disposizione il tempo di accettare l’invecchiamento, si sente ancora pieno di vitalità, di idee, di progetti per il futuro. Vuole andare avanti, vuole la Città dei Vecchi. La sua posizione inaspettata stupisce tanto sua moglie, quanto sé stesso. Nessuno dei due poteva, infatti, immaginare che fosse possibile desiderare la vecchiaia. A Luca toccherà, pertanto, affrontare un’ultima tortuosa scalata, fra le sue irrazionali riflessioni e le osservazioni ragionevolissime della consorte, fino a giungere alla vetta della rivendicazione. Rivendica il suo diritto a trascorrere una sequela di giornate vuote, prive delle imposizioni produttive e consumistiche, libere. Riscopre il suo diritto ad interrogarsi sul significato della vita umana, al di là del sentiero tracciato dalle convenzioni sociali. Rivendica il suo diritto alla vecchiaia.

Un’analisi cruda della nostra contemporaneità, resa godibile al pubblico dalla sapiente scrittura di scena, ricca di verità quotidiana e di ironia, di quella particolare banalità che, come sostiene lo stesso Lupo, deve interessare al teatro, in quanto rappresentativa di tratti emotivi e comportamentali condivisi dalla maggior parte degli esseri umani. Lo spettatore è portato a riflettere sui parametri che definiscono l’anzianità nella nostra società, sulla loro legittimità e sulla discrepanza fra la convenzione collettiva e la percezione individuale.
Ne risulta un viaggio fra profondi interrogativi personali e sociali, che gode dello sfondo offerto dalla scenografia di Giancarlo Gentilucci, suggestiva esagerazione della nostra convivenza col mondo virtuale e concreto appoggio per i monologhi interiori degli attori. In questa cornice, Andrea Lupo, già vincitore di diversi riconoscimenti nazionali, sia come attore (Miglior attore emergente al Premio Ubu 2000; Miglior attore al Roma Fringe Festival 2017), che come regista e drammaturgo (UAI Festival 2005; Roma Fringe Festival 2017), dà vita al suo Luca con un’eccellente interpretazione di stampo jazzistico. Un variegato attraversamento delle scene fondato su continui ed improvvisi cambi di ritmo e di colore, che lo portano a spaziare dalla leggerezza clownesca, all’isteria, alla intima e commovente indagine dei propri pensieri e stati d’animo contrastanti.
Una coinvolgente prestazione attoriale che, coadiuvata dalla regia di Simone Schinocca e supportata sul palco dal contraltare più costante e monotonale della moglie Franca, interpretata da Tiziana Irti, appassiona e cattura la platea, come testimonia l’alternanza tra fragorose risate e silenzi tombali.
In conclusione, Giovinezza obbligatoria di Andrea Lupo è uno spettacolo, che pur senza trascurare l’estetica e l’intrattenimento, compie un coraggioso e incisivo tentativo di restituire il teatro alla sua fondamentale funzione di palestra di riflessione sul mondo circostante. Quella funzione, troppo spesso dimenticata, che Paolo Grassi definiva come «una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio, alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco».
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