
Lamentation – Il grido universale di Martha Graham | Speciale Graham
Immortalata dal genio di Andy Warhol in un’opera del 1986, la coreografa americana Martha Graham – sulle note gravi e cupe composte da Zoltán Kodály, Op. 3, No. 2 – crea nel 1930 Lamentation. Si tratta di un assolo coreografato in occasione del concerto performativo della Dance Repertory Theatre a New York. Lamentation è la summa delle tecniche di Martha Graham, madre della danza moderna americana, un cocktail esplosivo di ritmo, movimento e sapiente uso della scenografia.
La performance ha inizio con Graham seduta in un ambiente vuoto, spoglio, illuminato da un unico fascio di luce che delinea la sua figura totemica, in posizione centrale. La severa essenzialità dell’ambiente regala allo spettatore un’atmosfera quasi sacrale, una sensazione che viene incrementata da alcuni momenti di totale assenza della musica. A rendere immortale la coreografia, collocata nell’Olimpo delle più importanti performance del secolo, è anche la scelta del costume di scena di Graham, un abito color viola, molto aderente ed elastico, il quale ricopre quasi totalmente il corpo della danzatrice, ad eccezione delle mani, dei piedi e del volto, specchio visibile e comunicativo.
La posizione assunta da Graham, insieme alle nuove linee disegnate dall’abito, ricordano l’immaginario delle icone sacre; una Madonna nel pieno della sua sofferenza che qui viene trasformata in un grido universale. I movimenti essenziali che costituiscono questa coreografia vengono intervallati dalle oscillazioni di Graham, da lato a lato, in modo ritmico e preciso. Sull’onda della sua tecnica e del suo stile coreografico, Contraction and Release, Graham alterna il portare la testa e il busto verso il basso, con il sollevare delle braccia, creando visivamente diagonali e linee in continua trasformazione e mai afferrabili.
Letteralmente “contrazione e rilascio”, la tecnica Graham viene ancora oggi insegnata in tutto il mondo ed è alla base dello stile della danza moderna, oltre ad aver influenzato danzatori e coreografi fondamentali quali Merce Cunningham, Lester Horton e Paul Taylor (qui il nostro approfondimento sull’eredità di Martha Graham). La tecnica codificata da Graham si basa sul naturale ciclo della respirazione umana e sul movimento a “spirale” del tronco attorno all’asse della colonna vertebrale, utilizzando diverse parti del corpo in opposizione l’una all’altra, creando visivamente una tensione drammatica e in continua metamorfosi.
Quasi al termine dell’assolo Lamentation, Graham sembra alzarsi dalla sua posizione iniziale, ma proprio quando pare aver raggiunto una posizione eretta, ricade a terra, richiudendosi nuovamente in se stessa, creando visivamente una struttura a guscio, un bozzolo in cui il corpo della danzatrice appare celarsi al pubblico. Quest’ultima posizione finale incrementa il senso di costrizione alla base dell’intera coreografia.
Le cadute sono una parte centrale della tecnica Graham, utilizzate per esplorare il tema del centro della gravità del corpo e della gravità legata ai movimenti della danza.
Il bozzolo in cui si richiude Graham, al termine dell’assolo, delinea una figura ibrida, metà umana metà animale, di cui a stento è possibile riconoscerne le fattezze. Il dolore interno che sembrano emettere i movimenti della coreografa, risuona in lontananza ma non è mai chiaro, celando il vero significato dell’opera dietro al mistero.
Lamentation di Martha Graham è un grido che si espande nello spazio, dove i movimenti diventano conduttori di un significato universale, per ciascuno diverso e altrettanto vero, come solo le opere d’arte sanno fare.
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