
Luna Nera – La riscoperta della stregoneria italiana secondo Netflix
Stregoneria, ambientazioni gotiche, chiese sconsacrate e magia nera sono gli ingredienti del mix esplosivo che caratterizzano Luna Nera, nuovissima produzione Netflix – Fandango made in Italy, basata sulla trilogia Le città perdute di Tiziana Triana.
La condizione delle donne che praticavano la stregoneria in Italia nel XVII secolo, costituisce lo sfondo della quotidianità di Ade (Antonia Fotaras), giovane adolescente la cui vita verrà stravolta da una serie di avvenimenti incredibili, che la porteranno alla conoscenza di una realtà parallela alla propria e delle sue inattese potenzialità nascoste. A sconvolgere totalmente la vita della giovane protagonista, è la scoperta di un gruppo di streghe, guidate dalla carismatica Tebe (Manuela Mandracchia), uniche abitanti della città perduta, un luogo nascosto il cui accesso è consentito solo alla loro cerchia.
Lodevole è il tentativo della costruzione di una serie fantasy italiana, nonostante questa appaia costellata da diverse lacune; una su tutte la costruzione del personaggio di Ade: ribelle, arguta, ma dall’animo fragile, Ade appare aggrapparsi in continuazione alla tempra di personaggi come Tebe e alla proiezione del ricordo della nonna. La sua determinazione apparirà tangibile solo al termine della stagione, lasciando perplessi e in attesa di un, probabile, successivo riscontro.
Serie tv dal profumo femminista, Luna Nera vanta un cast in cui tutti i ruoli principali sono femminili. Anche nella regia e nella sceneggiatura troviamo rispettivamente le firme di Francesca Comenicini e Francesca Manieri. Lo sguardo femminile si fa sentire nella ricerca della coalizione delle donne, la quale porta all’inevitabile esplosione delle loro potenzialità e la capacità di sopravvivere nei momenti più difficili. Ad arricchire il tutto, troviamo l’amore saffico all’interno del gruppo delle streghe, quasi a voler celebrare la naturalità di questa coesione e la stabilità alla base del loro rapporto. A differenza di molti altri riadattamenti cinematografici sul tema della stregoneria, questo gruppo di streghe made in Italy sembra non rispettare i classici canoni dettati dal cinema di genere, per seguire piuttosto una linea diretta con la natura, in perfetta coesione con il culto pagano realmente praticato nella penisola italiana.
La ricerca della fotografia in Luna Nera è sicuramente uno degli elementi più riusciti della serie tv, così come le scenografie, in parte ricostruite negli studi di Cinecittà. Ad ogni ambientazione viene associata una particolare tonalità; per la dimora delle streghe troviamo il tono del blu notte misto al nero, che appare estremamente piacevole in confronto alla fotografia grigia e spenta associata ai momenti in cui le streghe vengono torturate o messe al rogo, quasi a sottolineare la corruzione del popolo e di chi accusa.
Il tentativo di Netflix con Luna Nera appare parzialmente riuscito e apre le porte ad una interessante ricerca sul filone fantasy italiano, basato sulla stregoneria e i miti che caratterizzano la nostra cultura. Un modo per valorizzare il nostro vasto panorama storico e geografico e indagare la condizione delle donne in questo determinante periodo storico, attraverso la storia di come, alcune di loro siano uscite alla ribalta attirando la cattiveria di un popolo ignorante e gretto, sconfitte nella carne ma non nella memoria.
Luna Nera ha molti di questi elementi, ora deve solo svilupparli.
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