
La collina di Spoon River – Spettri e linguaggi di un poema distante
Il regista Lazzaro Calcagno riporta in scena il suo spettacolo dedicato al delicato rapporto genealogico che intercorre tra l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (datata 1915) e il disco Non al denaro, non all’amore né al cielo di Fabrizio De André, del 1971, arricchendo la messinscena di nuovi elementi, tra cui un brano inedito e una più vasta selezione di personaggi.
Il testo dello spettacolo si presenta come una vera e propria antologia, in cui i quattro attori protagonisti – Antonio Carlucci, Sara Damonte, Antonella Margapoti e Manuela Salvati – vestono i panni degli spettri che animano la collina fittizia ideata dalla penna di Masters, donando volto, corpo e voce agli epitaffi autobiografici di cui il poema è composto. L’attento lavoro di selezione e adattamento dei 243 ritratti contenuti nell’Antologia si consolida in un intreccio che arriva a toccare il narrativo, restituendo un’immagine inedita del poema stesso, in cui ogni personaggio risuona nei ritratti degli altri.
La rappresentazione viene arricchita dalla presenza delle musiche di Fabrizio De André, suonate dal vivo dalla tribute band London Valour – Matteo Troilo, Benedetta Bollo e Enrico Bovone – che ha il complicato compito di apporre un timbro personale alle famose canzoni del concept album del ’71 e di mostrare il punto di arrivo di un percorso linguistico che, dagli Stati Uniti, passando per Fernanda Pivano, ha reso l’Antologia di Spoon River un tassello cruciale della letteratura italiana novecentesca. La performance musicale, la cui dimensione sonora è ridotta al più elegante minimalismo, riesce nel compito, incastrando con successo persino un brano inedito scritto da Calcagno e da Troilo con lo scopo di arricchire la dimensione narrativa dell’Antologia.
Lo spettacolo riesce a raggiungere un’ulteriore dimensione semantica, ancorando nuovamente la poetica americana a quella italiana, attraverso l’uso di correlativi oggettivi che connotano l’identità di ogni personaggio; oggetti fisici, solidi, colorati, che col passare di ogni spettro e del suo racconto compongono via via la scenografia stessa dello spettacolo. Il susseguirsi di storie, l’alternanza degli attori e il comporsi stesso della scena-collina lungo lo spettacolo acquisisce un ritmo sempre più incalzante, in cui la dimensione sonora e musicale esige di culminare col brano più complesso, Un ottico, che chiude la carrellata di fantasmi, ambasciatori di una collina lontana, ma portatori di storie che scavano nella realtà di ogni spettatore.
La collina di Spoon River è prodotto in collaborazione con il teatro Il Sipario Strappato di Arenzano (GE), dov’è andato in scena il 21 febbraio, e dall’associazione Antico Teatro Sacco di Savona, dove andrà in scena il 23; lo spettacolo sarà rappresentato anche sabato 22 febbraio al Teatro dell’Ortica di Genova.
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