
#PFF19 – Cafèsigaret
English version below
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 19 al 22 settembre. Qui le nostre recensioni in anteprima. Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la Sezione Thriller. Leggi cosa è successo durante l’edizione precedente!
«Può essere una città, un colore, un’ora del giorno, il chiodo su cui il tuo destino tende ad impigliarsi e strapparsi». Cafèsigaret comincia così, con una citazione di Donna Tartt tratta da Il Cardellino: il chiodo di questi 14 minuti sono proprio un caffè ed una sigaretta, ai quali si aggrappano Silvio (Agostino Chiummariello) e Giggino (Pasquale Russo), divisi per vent’anni di silenzio da una colpa terribile.
Il loro incontro – il loro match, come lo definisce lo stesso autore e regista Agostino Devastato – gioca su un continuo campo-controcampo che raggiunge un ritmo serrato, fino a sfociare in un montaggio che alterna il loro intenso confronto alla preparazione meticolosa del caffè e alla vita che si respira in un fumoso bar sperduto tra le cave della periferia di Napoli, tra una comanda e una steccata di biliardo: su questa scia la loro chiacchiera disordinata si trasforma in un discorso molto più profondo, che miscela pensieri, parole, opere e soprattutto omissioni.
Lo sceneggiato e la regia definiscono sapientemente i due caratteri contrapposti di Silvio e Giggino, accomunati da un drammatico segreto che li vede rispettivamente come giudice e colpevole: si comincia con una differenza sostanziale tra il modo di esprimersi e di porsi dei personaggi, fino al culmine della domanda fatale – «Io una cosa avrei voluto chiederti sempre, in tutti questi anni: ma ti piaceva Paola?» – che spezza improvvisamente e brutalmente il tutto lasciando lo spettatore in sospeso, fino all’altrettanto decisivo: «Non lo so. Me lo avresti dovuto chiedere vent’anni fa». Proprio il rapporto con la donna, declinato tra l’amore e la morte in termini baziniani, è il fulcro del discorso.
Nonostante Cafèsigaret vanti un’origine indie, chiaramente rintracciabile in Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch, ben diverso è il clima che si respira, tutt’altro che comico. E proprio questo clima raggiunge il suo apice nel finale: «Sembra che il tempo voglia fingere di essere mio complice» canta sulle note di una chitarra classica, mentre Silvio e Giggino fanno i conti con il loro passato.
Cafèsigaret by Agostino Devastato
With this edition Birdmen is media-partner of Pentedattilo Film Festival, the international short movie festival held in Pentedattilo (Reggio Calabria) from Sept. 19th to Sept. 22nd. Here is the preview of our reviews. Six of our editors will form the jury of the Thriller section. Read what’s happened last year!
«It’d be a city, a color, a time of day. The nail where your fate is liable to catch and snag». This is the beginning of Cafèsigaret: a quote from The Goldfinch by Donna Tartt, and in this short 14-minute-long film the nails are a coffee and a cigarette. Silvio (Agostino Chiummariello) and Giggino (Pasquale Russo), separated for twenty silent years by a terrible fault, grab on these nails.
Their meeting – or their match, as it is called by the author and director Agostino Devastato – is based on a series of continual shot reverse shots, which create a fast pace scene. The editing alternates their intense discussion, the accurate preparation of coffee and the life lived between orders and pool cues in an isolated café in the Naples suburbs. Their messy conversation successively turns into a deep one, which includes words, thoughts, actions and, above all, omissions.
The screenplay and the direction wisely describe the counterposed personalities of the two characters. Silvio and Giggino share a dramatic secret, which respectively defines them as the judge and the guilty party. At the beginning we can see a substantial difference in the way they express and present themselves, but then the story reaches its climax with the fatal question – «There is something that I have always wanted to ask you over these past years: did you like Paola?» – which suddenly and brutally shatters everything. The spectator is kept in suspense until the final answer: «I don’t know. You should have asked me twenty years ago». The relationship with the woman, where the ideas of love and death resemble those of André Bazin, is the cornerstone of the argument.
Cafèsigaret has an indie origin and is clearly linked to Coffee and Cigarettes by Jim Jarmusch, but the climate is very different and not comical at all. And this climate reaches its peak in the last scene, when we can hear a voice accompanied by a classic guitar singing «Seems like time is pretending to be my fellow», while Silvio and Giggino are dealing with their past.
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