
Uno sguardo plurale sulla Biennale Teatro 2019
Atto Terzo: drammaturgie. È questo il titolo del 47° Festival Internazionale del Teatro che ha avuto inizio ieri, lunedì 22 luglio, a Venezia e che attirerà in laguna artisti, critici e spettatori curiosi fino al 5 agosto 2019. A seguire le precedenti edizioni (Atto Primo: Regia e Atto Secondo: Attore/Performenr) ecco una Biennale Teatro volutamente plurale: è lo stesso Direttore Artistico Antonio Latella a sottolineare l’importanza di un approccio non univoco al mondo della drammaturgia: un Festival pensato per dare visibilità alle molte drammaturgie possibili, senza accontentarsi di grandi nomi noti che riempiono facilmente le platee, ma capace di suscitare interrogativi e imbarazzi stimolando (e in parte creando) un pubblico nuovo.

Gli artisti presenti al Festival offrono dunque una panoramica inedita e sfaccettata sulle drammaturgie contemporanee: dal provocatorio approccio alla Storia del croato Oliver Frljić (che ieri ha ridato vita al testo di Heiner Müller Mauser), alla drammaturgia visiva dell’artista belga Miet Warlop; dal teatro di parola di Lucia Calamaro, alla drammaturgia musicale della compagnia olandese Club Gewalt; dall’originale ripensamento dei classici di Alessandro Serra, al sodalizio tra Susie Dee e Patricia Cornelius, autrice e regista australiane che da trent’anni collaborano nell’ambito del teatro militante.

Numerosi gli incontri previsti con gli artisti sopracitati e con gli altri partecipanti al Festival: dai performer come Julian Hetzel, ai giovani registi under 30 selezionati dalla Biennale College Teatro come Leonardo Manzan. Molti nomi, moltissimi eventi in programma e altrettanti interrogativi: quali sono attualmente le possibilità della scena teatrale italiana di aprirsi effettivamente alle novità proposte dalla Biennale e da tanti altri festival teatrali che ogni anno rivelano l’esistenza di un mondo creativo vitale, aperto alle sperimentazioni, ricco di spunti originali e capace di elaborare soluzioni inedite per confrontarsi con la contemporaneità e con la Storia? Quanti tra gli artisti presenti al Festival potranno davvero entrare in contatto con il pubblico teatrale italiano?
In quest’ottica, spicca indubbiamente Alessandro Serra – già vincitore del premio Ubu 2017 con Macbettu (qui la nostra recensione) – apprezzato dal grande pubblico che attente la tournée del suo nuovo spettacolo Il giardino dei ciliegi che sarà presentato in prima assoluta a Venezia sabato 3 agosto 2019 ed è già previsto in cartellone in molti teatri italiani (tra cui il Fraschini di Pavia).

Tra le scelte più interessanti di questo 47° Festival Internazionale del Teatro rientra sicuramente quella di assegnare il Leone d’Argento a un artista che si è distinto principalmente nel Teatro Ragazzi: l’olandese Jetse Batelaan, protagonista della cerimonia di consegna che ha aperto la Biennale e presente in programma con due spettacoli The Story of the story e War. La consegna del Leone d’Oro è prevista a conclusione del Festival: domenica 4 agosto indiscusso protagonista sarà Jens Hillje, che verrà premiato con uno dei maggiori riconoscimenti alla carriera teatrale; l’autore tedesco è stato scelto perché, come recita la motivazione, «riassume nella sua figura professionale tutte le caratteristiche che oggi definiscono il ruolo del drammaturgo, non più solamente artefice della scrittura o dell’elaborazione di testi teatrali come in un recente passato».
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