
Senza famiglia, senza rivolta
Dal 26 febbraio al 3 marzo Campo Teatrale ha ospitato il debutto del nuovo lavoro targato Il Mulino di Amleto: Senza Famiglia di Magdalena Barile, per la regia di Marco Lorenzi e con Christian Di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Alba Maria Porto e Angelo Maria Tronca. Pur trattandosi di un testo contemporaneo (2012), come raramente accade in Italia quello della compagnia torinese è il secondo allestimento scenico del testo, scritto originariamente dall’autrice per essere rappresentato dalla compagnia Animanera di Milano, con la quale la pièce esordì. Seppure caratterizzato da una venatura più dark, anche l’allestimento più recente ha ricevuto il completo benestare dell’autrice prima e della critica poi, tanto da risultare già nella sua fase embrionale finalista al Premio Scenario 2017.
Il testo affronta con dissacrante ironia il destabilizzante rientro in una famiglia contemporanea di una anziana nonna sessantottina, la quale non ha mai manifestato affetto nei confronti della figlia, né da bambina, né tantomeno da quando ha sposato un «minus» – uomo completamente omologato ed insipido – dal quale ella ha avuto un figlio e una figlia, ora adolescenti. L’anziana donna, ferma nelle sue posizioni, decide di rieducare la figlia adulta secondo i propri ideali e tenta a suo modo di aiutare i nipoti (l’uno con tendenze transessuali, l’altra autolesionista), imponendo in famiglia, attraverso metodi e linguaggio molto drastici, una libertà di vedute troppo poco graduale ed arrivando a causare una trasformazione mostruosa nella figlia che, ormai fuori controllo, sarà la sola artefice di una tragedia domestica irreparabile.
La regia di Lorenzi, come accennato, pur concedendo largo spazio al lato umoristico del testo, tende a restituire attraverso la resa scenica un universo più tragicomico, ispirato alla demenzialità delle TV americane e al cinema horror internazionale, attraverso recitazione caricaturale, atmosfere cupe, bui, stacchi in favore di suspence, colpi di scena. Se la scenografia è estremamente ridotta all’osso (e anche, forse, troppo poco caricata simbolicamente), tuttavia la bravura del cast riempie perfettamente tanto lo spazio scenico quanto l’universo narrativo; particolarmente degne di nota le interpretazioni della nonna e di sua figlia, rispettivamente nei corpi e nelle menti di Angelo Maria Tronca e Barbara Mazzi, che in un gioco di coppia sempre agli opposti danno vita a due personaggi a loro modo ugualmente appassionanti, veri e propri trascinatori dello spettacolo; decisamente azzeccata anche la scelta dei costumi e delle maschere, funzionale nell’aiutare e incuriosire lo spettatore fino alla lettura dei significati sotterranei.
Dopo un buon successo di pubblico al suo esordio, Senza Famiglia è pronto a solcare i palchi italiani, portando in giro il suo distruttivo e potente messaggio nei confronti del mondo familiare tradizionale e di coloro che lo vivono o l’hanno vissuto, con uno spettacolo disturbante e divertente, scorrevole e ritmato, mai lento e complessivamente funzionante.
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