
Gus Van Sant e la sua trilogia d’inizio millennio
Mappare il cinema vansantiano non è certo impresa semplice. Il regista di Portland si rivela un autore eccentrico, al limite della “schizofrenia produttiva”, la cui opera – per essere indagata e compresa – necessita uno sguardo sincretico verso la totalità della sua ampia e poliedrica produzione, composta da una moltitudine di realizzazioni e progetti, anche minori o ancillari, nonché a volte liminari rispetto all’istanza cinematografica più canonica. Un cinema interno ed esterno a Hollywood, capace d’incarnare, al contempo, un’anima underground di sperimentazione e ricerca e uno spirito afferente al grande cinema americano classico, conservando comunque uno sguardo squisitamente autoriale. Testimone ossequioso e fautore innovativo, Gus Van Sant guarda sia al cinema sperimentale di Brakhage e Warhol che a quello di grandi maestri come Welles, Hitchcock e Kubrick, nonché al cinema europeo di Godard, Visconti e Tarr. Un universo in movimento, fatto di storie, di reietti, controcultura, vagabondi e minoranze; un “cinema incessante”, in continua, duttile evoluzione, come lo sguardo del suo demiurgo, che in quasi quarant’anni di carriera continua a tracciare un percorso originale e mutevole attraverso l’immagine cinematografica.

Un cinema (anche politico e generazionale) di riscritture, trasposizioni, omaggi, cammei e adattamenti, che senza soluzione di continuità – tra supporti di ripresa ibridati e riferimenti multimediali – ritorna e si ripropone, caratterizzato da un citazionismo rivolto sia all’esterno che, autoreferenzialmente, a sé stesso. Un cinema intertestuale avvezzo al pastiche e al cut-up burroughsiano. L’anima artistica di Van Sant sposa per certo una dimensione postmoderna, riuscendo però a mantenere costantemente un pensiero pervicace, un occhio vigile, autoriale e critico, che all’inizio del nuovo millennio, con la Trilogia della Morte, raggiunge forse l’acme della sua indagine – anche teorica, oltre che artistica – sul cinema e sull’immagine. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo
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