
#PFF18 • Lambeth Lights
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 31 al 4 novembre. Qui le nostre recensioni in anteprima. Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la Sezione Thriller.
Ci sono storie che resistono alla prova del tempo e certificano la funzione eternatrice del cinema come mezzo narrativo. Luca Bertoluzzi ci regala un perfetto esempio di questo “eterno ritorno” in chiave cinematografica con il suo omaggio a Luci della Città (City Lights, 1931), ambientando il suo corto Lambeth Lights (2017) nell’omonimo quartiere londinese dove crebbe Charlie Chaplin. La connessione ideale che Bertoluzzi instaura con il capolavoro di Chaplin è sancita dal pressoché identico svolgimento della storia, dal rispetto dei ruoli topici e delle azioni compiute dai personaggi (il vagabondo protagonista, la cieca, il riccone). Il lirismo fiabesco e romantico che inevitabilmente permea la pellicola originale è qui smorzato dalla scelta di trasporre tutto ai nostri giorni. Ci troviamo alle prese con un tramp provato, scavato in volto, tutt’altro che buffo o farsesco; una ragazza cieca che assume le sembianze di un’immigrata dell’est malata di cataratta, incapace di risparmiare per permettersi un’assicurazione sanitaria; un riccone dedito agli eccessi non solo dell’alcol che morirà di overdose.
Tutti questi elementi, insieme a un uso perfetto della camera a mano, caricano la storia di un tono inedito, crudamente realistico, facendoci sentire tutto il peso dell’indifferenza della società verso gli ultimi, il loro smarrimento e il conseguente, tormentato vagabondare, così diverso dal caracollare burlesco di Charlot. I silenzi e i teneri sorrisi che la ragazza scambia con il protagonista sono dei lampi miracolosi, forse proprio le luci menzionate nel titolo del corto, che illuminano il grigiore del mondo circostante, e sono valsi ad Imogen Morris il premio come miglior attrice al PFF. In definitiva, si può affermare che la volontà di omaggiare un gigante del cinema come Chaplin non solo sia riuscita pienamente, ma abbia permesso a Bertoluzzi di ridare linfa vitale e credibilità artistica ad una storia semplice ma indimenticabile, condensandola in un piccolo gioiello.
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Sono assolutamente d’accordo con la critica. Anch’io mi sono emozionata a seguire il percorso della storia in una Londra indifferente e ad ascoltare la musica che l’accompagna.