
#PFF18 • The Kiss
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 31 al 4 novembre. Qui le nostre recensioni in anteprima.
Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la sezione Thriller.
Delicato, concreto, docilmente crudo: il cortometraggio The Kiss dell’italiano Adriano Candiago si aggiudica il primo premio nella sezione animazione del Pentedattilo Film Festival 2018 allineando, in soldi tre minuti, una trama concentrata ma riuscita con un’esecuzione tecnica magistrale.
Nel campo ristretto di un palcoscenico per burattini, due marionette sono arrivate al termine della loro avventura: al principe non resta che prendere fra le braccia la sua principessa e baciarla. E se il finale non fosse previsto? Cosa succederebbe se il burattinaio – invisibile, avvertito solo attraverso la tensione amara dei suoi fili – avesse pensato un finale diverso?
Com’è regola in tutte le fiabe, i confini fra animato e inanimato cadono improvvisamente: i tratti stilizzati sui volti dei burattini sono piccole schegge incavate ed espressive, che del loro creatore non condividono più le trame, le idee le pulsioni. E allora che fare, se il finale è già scritto?
Candiago scaraventa il suo pubblico (tutt’uno con il pubblico delle marionette) nel cuore di un’azione che, più che in medias res, si presenta come apparentemente già risolta, un lieto fine annunciato “se solamente…”. Ed è proprio in questa frizione, fra la malvagità non giustificata di chi tutto può e l’impotenza di chi tutto vuole, che si consuma il dramma gentile di The Kiss. Nel giro di pochissimi minuti, quello che viene posto è l’interrogativo che separa il vivere dal non vivere più, l’autodeterminazione e l’emergenza intima dal doversi piegare a una narrativa che è già stata decisa, che appartiene ad altri.
L’architettura del corto è essenziale, sospesa in un clima di fiaba, ma spietata. Candiago riesce a parlare dell’uomo in sua assenza (o, meglio, in sua invisibile presenza), proiettando in una storia apparentemente infantile l’affannarsi di un’emotività tutt’altro che lineare. La padronanza degli stilemi del genere e dell’animazione digitale rende la narrazione, se possibile, ancora più indelebile. Animato e inanimato continuano a scambiarsi, mettendo alla prova un confine che non è solo quello fra realtà e finzione, vita o morte, ma chiama in causa un conflitto universalmente in condiviso: la scelta che sta alla base di ogni crisi, l’urgenza che sta alla base di ogni scelta.
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