
“October is over” (2015), film di Karen Akerman e Miguel Seabra Lopes
ERRORE ED INVENZIONE.
Un cortometraggio brasiliano di 24 minuti, poche parole e complesse allegorie: ecco il vincitore per la Sezione “EXtremi” della prima edizione dell’EX|ART Film Festival.
Una sequenza di quadri a camera fissa, che sfrutta molto intelligentemente la messa a fuoco e il dialogo fra i piani, racconta di Tontom, un bambino che vuole “fare il suo film” e lo urla al mondo. Il piccolo Tontom, vestito con una sgargiante tuta rossa da operaio, procede per tappe nel suo lavoro artigiano: sviluppa malamente nella doccia di casa la pellicola; scopre che un film ha bisogno di un montaggio che avanza taglio per taglio, fotogramma per fotogramma; aggiunge il suono all’immagine. Il tutto perché spinto da un’inarrestabile voglia di creare ed esprimersi, incoraggiato da due genitori cinefili che possiedono ogni genere di attrezzatura, discutono del figlio davanti alla scena del pavone meccanico di Ejzenštejn e nottetempo gli sussurrano all’orecchio i nomi dei grandi registi. Tontom si impone all’attenzione della famiglia, esige tutto ciò che gli è necessario all’atto creativo, e soprattutto sbaglia. Sbaglia per avanzare nel suo progetto, e non teme l’errore.

L’estetica peculiare conferisce al film una valenza “altra” rispetto a quella esplicitamente narrata, e lo offre a due ulteriori piani di lettura. In primo luogo, il colore ha un valore fortemente simbolico: il rosso, che si intravede nelle scarpe dei genitori e nello smalto della madre, avvolge invece completamente il bambino; come a suggerire una passione tramandata ed esplosa nell’azione creatrice del piccolo regista.
In seconda istanza, l’intero percorso di Tontom può essere letto come l’allegoria della Storia del Cinema: un Cinema delle origini, coerentemente richiamato dalla camera fissa, che a poco a poco scopre come sfruttare la pellicola, come servirsi del montaggio, come aggiungere la traccia audio, fino all’approccio al digitale.
In seconda istanza, l’intero percorso di Tontom può essere letto come l’allegoria della Storia del Cinema: un Cinema delle origini, coerentemente richiamato dalla camera fissa, che a poco a poco scopre come sfruttare la pellicola, come servirsi del montaggio, come aggiungere la traccia audio, fino all’approccio al digitale.
Esattamente come per il Cinema delle origini il passo è breve tra una più immediata registrazione documentaria e una più personale opera autoriale, e in questo processo si inserisce il tema cardine del corto (e del festival in cui è inserito): la Memoria. L’inventio, cioè la riscoperta del proprio patrimonio memoriale, che qui si fa tangibile nelle vecchie riprese e registrazioni della breve vita del protagonista, è il seme dell’opera d’Arte che non è altro che una sua elaborazione, e dunque montaggio. Il film si apre con il viso di Tontom bambino e si chiude con un’immagine speculare di Tontom neonato, a sancire un inscindibile e necessario legame fra autore, opera e memoria, ma c’è di più: il ricordo si fa ricchezza e strumento personale solo se riportato alla luce e riconnesso all’identità, se rimaneggiato attraverso i modelli che ci sono propri. E’ per questo motivo che Tontom rielabora i filmati che lo ritraggono secondo gli schemi appresi in un film che sente vicino, e partecipa alla sua crescita e formazione: Ottobre, di Ejzenštejn, pare lo strumento attraverso cui il bambino riesce a definire ed organizzare quelle immagini della memoria che all’inizio del film sono solo un grigio pulviscolo inerte.
OCTOBER IS OVER: IL PROCESSO E’ COMPIUTO.
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