
Favola, un manifesto
Nel suo intento, chiaramente politico, il film riesce molto bene nella prima e nella seconda parte a raccontare la parabola di un transessuale alla scoperta della propria identità erotica. Senza moralismi, il regista e il protagonista mettono in scena un dramma divertente e demenziale, che accompagna lo spettatore in un viaggio alla scoperta dell’intimità fisica e mentale di Mrs. Fairytale, uno strepitoso e scoppiettante Filippo Timi; la chimica con Lucia Mascino, già ampiamente rodata ne I delitti del BarLume, raggiunge qui nuove vette narrative, ora nella prima parte con trovate geniali di dialoghi non parlati e molti “non-detti”, riusciti grazie all’intesa tra i due attori, ora nella seconda parte, quando la passione tra i due esplode, regalandoci momenti di puro piacere camp.
L’impressione generale delle prime due parti è quella di assistere a una sorta di film di Barbie Girl degli Aqua, merito anche delle fortunate scelte di costumisti e scenografi, i quali hanno ricreato un mondo stucchevole, eccessivo e disturbante nella sua sincera e schietta finzione. I problemi giungono nella conclusione, quando diventa chiara l’intenzione degli autori di risolvere la faccenda puntando il tutto sull’aspetto politico e contemporaneo del film. Si tratta chiaramente di una presa di posizione forte e condivisibile di questi tempi, eppure, nella sua risoluzione, un po’ troppo frettolosa quando non confusionaria. Si ride con garbo alla sempre brillante Piera degli Esposti, ormai a suo agio nei panni della nonna sgraziata e sboccata che tutti vorremmo, ma l’eccessiva fiducia riposta nella ricerca del consenso di una parte di pubblico (e la prevedibile distanza di un’altra parte) rischia di rovinare un poco una vicenda che poteva benissimo limitarsi ad essere semplicemente una favola, per quanto grottesca, atta a ribaltare luoghi comuni. Invece Favola è un manifesto, condivisibile o meno, dell’amore libero da pregiudizi, preconcetti e ruoli, ma la sua quasi ossessiva ricerca della critica al contemporaneo non lo rende libero dagli spazi limitati e stretti dell’attuale ai quali si contrappongono da sempre gli spazi eterni e atemporali della favola vera e propria.
L’articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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