
“Morte accidentale di un anarchico”, ovvero: del saper ridere anche in faccia alle ingiustizie
È il 1970. Nemmeno un anno dopo la strage di Piazza Fontana e il defenestramento dell’anarchico Pinelli dal palazzo della Questura di Milano, Dario Fo è in tournée in giro per la penisola con uno spettacolo ancora non del tutto scritto, ma già più volte rappresentato, sul tema. Con la sua compagnia La Comune e spinto da diversi compagni di militanza, il regista lombardo ha infatti iniziato a rappresentare una commedia che ha per canovaccio i dossier delle indagini condotte dalla Questura di Milano nei confronti dell’anarchico Giuseppe Pinelli, dapprima sospettato della strage milanese e successivamente misteriosamente precipitato dal terzo piano dell’edificio durante la pausa di un interrogatorio. Le indagini si vanno delineando in quegli anni, e così anche la commedia di Fo, che cambia spesso testo o parti della vicenda. E già qui è riscontrabile la portata innovatrice del teatro militante di Fo: come un Goldoni contemporaneo, egli abbozza un intreccio conosciuto se non vissuto dallo spettatore, ma lo arricchisce – siamo negli Anni ’70 – di una forte carica di denuncia sociale, ben celata dietro uno spiccato tono ironico.
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L’articolo è stato pubblicato l’1 novembre 2017 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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