
Virgilio Sieni porta il Paradiso in Triennale Milano
Paradiso – dal persiano pairidaeza – significa giardino: Paradiso di Virgilio Sieni, l’1 e 2 dicembre, ha trasformato il Triennale Milano Teatro in un giardino rigoglioso e animato, in cui elemento umano e vegetale hanno dato vita a una coreografia del paesaggio, inteso sia in senso spaziale sia interiore. Paradiso è infatti anche la terza cantica della Commedia dantesca, dedicata all’incontro tra umano e divino, possibile dalla mediazione di Beatrice e da una dimensione sospesa che conduce all’eternità. Tra il giardino e il Paradiso si colloca l’Eden: il Paradiso terrestre, luogo liminale, che non è più Terra ma non è ancora Paradiso celeste.
La nebbia avvolge lo spazio con la sua coltre di fumo: sfuma i contorni della realtà per trasformarla in una dimensione separata in cui ritrovare il contatto con il sé e l’altro da sé. Non è la nebbia milanese, ma una nebbia artificiale che invade il teatro e prepara spazio e corpi allo spettacolo, segnandone l’inizio. Il palcoscenico è immerso nell’oscurità; una luce flebile, simile a quella che filtra tra le fronde degli alberi in una foresta, sembra più nascondere che illuminare i dettagli di una presenza: foglie di piante che quattro performer tengono in mano, come se fossero manichini. Ma le piante sono esseri viventi, anche se non dotate di movimento. I corpi dei danzatori diventano così un supporto per le piante che possono – per una volta – muoversi nello spazio, rendendolo vivo.

Corpi umani e piante sembrano diventare un tutt’uno che segue con movimenti delicati e leggeri il quinto danzatore, l’unico che non ha una pianta con sé: a volte sembra volersi allontanare da questi corpi vegetali, altre volte sembra ricercare il contatto con loro, in un intrico di corpi che si contorcono, senza però quasi mai toccarsi in modo diretto. Si sfiorano. Sono alla ricerca di una nuova consapevolezza tattile: è lo stesso Sieni ad affermare che i performer indagano lo spazio toccando l’aria, evitando il contatto violento con l’altro, tipico del nostro senso tattile della quotidianità che ci spinge ad afferrare con violenza, invece che sfiorare con gentilezza la fragilità altrui.
Le piante spariscono: la metamorfosi arborea è compiuta, l’uomo ha fatto ritorno alla natura, diventandone parte integrante; le schiene diventano tronchi, le braccia e le gambe sono rami che si contorcono, le dita delle mani sono foglie. I gesti e i movimenti dei performer richiamano esplicitamente un mondo vegetale animato: le braccia che si alzano verso l’alto e le mani con le dita che si tendono, sono rami di alberi con sottili foglie mosse dal vento.

La metamorfosi è resa possibile dai gesti dei danzatori che vanno oltre la quotidianità, gesti inoperosi, anti-mimetici, che però comunicano attraverso la loro immediatezza. Un gesto ridotto al grado zero, a una semplicità che permette al corpo di esporsi in tutta la sua autenticità e verità. Questo gesto sospeso è la traduzione corporea dell’endecasillabo dantesco: come nell’antica Grecia con la metrica si traducevano le parole dei poeti in gesti e musica, così Sieni trasforma l’endecasillabo in una partitura gestuale che nasce dalla musica di Salvatore Sciarrino. I brani di Sciarrino – attraversati da onomatopee – rispettano il silenzio e quindi la sospensione dello spazio del Paradiso terrestre, in cui morte e vita, luce e buio, tempo ed eternità, si confondono.
Dall’oscurità appare una selva di piante schierate sul palcoscenico: il giardino-paradiso si fa foresta, e i corpi dei performer appaiono così piccoli e fragili mentre danzano al cospetto delle piante. Paradiso è indagine sui corpi: corpi che si sfiorano, che occupano lo spazio, che diventano scrittura. Obiettivo di Sieni non è la narrazione della cantica della Divina Commedia, ma la creazione di una dimensione liminale, in cui è possibile la riflessione sul gesto come nostro strumento per occupare lo spazio e instaurare una relazione con l’altro. Il montaggio dei gesti della coreografia non ha infatti scopo narrativo ma punta sulla ripetitività, che rende a tratti più fredde e distaccate alcune azioni dei performer. Tuttavia questa ripetitività permette di focalizzare l’attenzione sui corpi che comunicano: una comunicazione fatta di parole tradotte in gesti, musica, luce. Paradiso è – citando Virgilio Sieni – un giardino di gesti e poesia.

Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni
Interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci
Costumi Silvia Salvaggio
Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini
Allestimento Daniele Ferro
Produzione Comune di Firenze, Dante 2021 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni, Campania Teatro Festival
Musica Salvatore Sciarrino
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