
#PFF19 – Aria
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 19 al 22 settembre. Qui le nostre recensioni in anteprima. Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la Sezione Thriller. Leggi cosa è successo durante l’edizione precedente!
Aria (2018) è un cortometraggio diretto da Brando De Sica, figlio e nipote d’arte. De Sica è al suo terzo corto come regista, dimostrando di essere nel pieno di un percorso di formazione artistico di cui potrà raccogliere buoni frutti in futuro.
Aria è pensato come una metafora della condizione di chi combatte contro l’asma nel tentativo di coltivare le proprie passioni, in questo caso rappresentate dalla danza. Fra l’indifferenza e la crudeltà di insegnanti orribili e grotteschi, nel corto vediamo un gruppo di ballerine vittime di crisi respiratorie, ingabbiate in un incubo, dentro un edificio che sembra più un sanatorio che una scuola di danza, un convitto. In atto è un vero regime scolastico di insensate punizioni, regole inattendibili, e così “asmatica”, cioè con accelerazioni e bruschi rallentamenti, la regia crea un’atmosfera angosciante, dà luogo ad una vicenda inconcepibile. Le sensazioni sono quelle di un mondo cupo e soffocante, ottenute anche attraverso il trucco apposto come maschere sul viso delle insegnanti.
Si tratta, si evince più avanti, di una realtà onirica: sia amaramente, nella distopia della scuola di danza-carcere; sia felicemente, nel fiabesco lieto fine che invita gli asmatici a credere in una via di fuga verso l’aria, appunto.
Forse, avrebbe giovato a una maggior chiarezza una resa più diretta del legame tra la metafora dell’asma come inettitudine coercitiva e la danza come performance artistica e quindi, sineddochicamente, arte. Di fatto, il “motivo” dell’asma si riattiva, dopo l’annuncio degli opening credits, nella scena conclusiva, quando quello che sembra un “visiting angel”, un “salvatore”, abbatte le mura della galleria liberando le ballerine.
[English version by Serena Demichelis]
Aria by Brando De Sica
With this edition Birdmen is media-partner of Pentedattilo Film Festival, the international short movie festival held in Pentedattilo (Reggio Calabria) from Sept. 19th to Sept. 22nd. Here is the preview of our reviews. Six of our editors will form the jury of the Thriller section. Read what happened last year!
Aria (Air, 2018) is a short film by director Brando De Sica, born into the business in 1983 (dad and grandpa are actors and directors Christian and Vittorio). De Sica has directed three shorts so far, and his work shows how he’s currently in the prime of his artistic development – a process which will prove very fruitful for the future.
Aria is conceived as a metaphor of the condition of people living with asthma struggling to nurture their passions and interests – in this case, dancing. The film shows a group of dancers suffering from respiratory crises and being mistreated by their teachers, who prove to be neglectful and cruel, horrible and grotesque. The girls are trapped in a nightmare, in a building which resembles a sanatorium more than a dance school. The whole scholastic regime is depicted in all its insanity, with its purposeless, harsh punishments and rigid rules; the “asthmatic” directing (which accelerates as suddenly as it almost slows down to a stop) contributes to the creation of a distressing atmosphere and gives way to an unconceivable sequence of events. Gloomy and suffocating feelings are enhanced by factors such as the thick make up on the teachers’ faces.
The reality portrayed in the short is an oneiric one, as becomes apparent from some bitter elements (the dystopian environment of the school-jail) as much as from some pleasant, sweet ones (the fairy-tale-like happy ending during which the sick are led to believe they can escape through air).
More clarity on the link between the metaphor of asthma and dancing, coercive ineptitude and artistic performance (thus art, by synecdoche) would probably have proved useful. In fact, the asthma motif only re-appears and re-activates in the final scene, when the “savior” tears down the walls of the gallery and frees the dancers.
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