
“Anfitrione” di Kerkìs: una tragedia da ridere
Il teatro classico a Milano nel 2019 riparte da Plauto: Anfitrione, andato in scena dal 23 gennaio al 1 febbraio come di consueto al Teatro alle Colonne di san Lorenzo, è uno dei cavalli di battaglia dell’ associazione Kerkìs-Teatro antico in scena che lo presenta in repertorio fin dagli esordi, uno spettacolo ormai ben rodato e consolidato.
Anfitrione è una baraonda straordinariamente ben orchestrata, nella quale ogni gesto e ogni parola, per quanto in apparenza assurdi e sguaiati, sono accuratamente calibrati allo scopo di creare un gioco scenico capace di portare avanti una trama intricata e al contempo offrire allo spettatore momenti di grande ilarità senza che questi risultino slegati e fini a se stessi. Le facezie, gli scherzi e le percosse che i personaggi si scambiano vicendevolmente durante tutto lo spettacolo quindi, oltre a centrare il loro obbiettivo, che è quello di far ridere, si integrano anche in maniera armonica con l’azione. Comicità immediata e necessità di prosecuzione dell’azione procedono di pari passo. Questi momenti di comicità fortemente fisica e corporale rappresentano senza dubbio il cuore vivo e pulsante dello spettacolo, ciò che gli conferisce quel carattere frenetico e instabile percepibile in ogni suo aspetto, dalle note glissate della chitarra agli schiaffi dei servi. Determinante per il successo di una tale impronta registica è il ritmo convulso, imprevedibile e in costante mutamento. In questo modo l’azione è capace di scattare all’improvviso con brusche accelerazioni, così come è in grado di rallentare progressivamente fino quasi a fermarsi. Si passa quindi con naturalezza e senza soluzioni di continuità dai confusi parapiglia fra servitori e padroni alle scene delicate e statiche in cui Alcmena si lamenta per la propria sorte.
Attraverso questa opposizione è possibile rilevare quella dicotomia fra commedia e tragedia che caratterizza il testo e della quale Plauto stesso era consapevole. Anfitrione viene definita una tragicommedia in quanto l’argomento è tragico mentre il modo in cui viene trattato è quello tipico della commedia. Alcmena, sedotta con l’inganno da una divinità e accusata di tradimento dal marito, potrebbe tranquillamente essere un’ eroina tragica. Nella messa in scena di Kerkìs questa dicotomia viene tematizzata e sviscerata. Da un lato servitori e padroni contribuiscono alla componente comica, rivestendo la vicenda con l’involucro di scherzi e facezie tipici del genere, dall’altro Alcmena, sola come un’eroina tragica, si oppone ad essi con una recitazione naturalistica, volta a generare empatia nel pubblico che ne capisce l’infelice condizione, secondo i modi tipici della tragedia.
Un interessante elemento di novità in questo spettacolo di Kerkìs è l’accompagnamento musicale live di Fabio Rovelli. L’esecuzione dal vivo delle musiche in presenza degli attori permette di creare una sintesi di energie che nasce dall’interazione fra colui che suona e colui che agisce, un’intensa fusione tra azione fisica e suono generata dalla co-presenza dei due attuanti. La musica non accompagna il gesto: essi procedono insieme, si uniscono a formare qualcosa che non è soltanto la somma dei due ma è qualcosa di diverso, di più completo.
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