
Come arrivare preparati a… Deadpool 2
Pertanto, il prossimo 15 maggio possiamo andare nei cinema gustandoci la nascita della X-Force e dando tutto il merito a Deadpool oppure possiamo (ri)scoprire le seguenti letture, per arrivare in sala un po’ più acculturati e accompagnati da un velo di ironia che ci fa sorridere di fronte ai corsi e ricorsi della storia dell’intrattenimento di consumo.
X-Force, prima serie (1991-2002)
Se è vero che niente si crea ex nihilo allora ciò è ancor più vero per la nascita della testata X-Force. Rob Liefeld e Fabian Nicieza non fecero altro nel ’91 se non trasformare la già esistente “New Mutants” in X-Force con il numero 100. Una nascita quindi che ha molto il sapore di una metamorfosi o se preferite di una mutazione. X-Force è forse l’emblema migliore dei fumetti anni ’90: in essa gli autori hanno racchiuso al meglio lo spirito di una generazione che non ne poteva più di eroi totalmente positivi e di cattivi stereotipati. Cable (il figlio, proveniente dal futuro, di Ciclope), Domino (una ragazza col potere di alterare i quanti) e altri personaggi come Shatterstar, Cannoball e Warpath esordirono tutti qui, per dar voce a quella disillusione giovanile che aveva voglia di storie più grezze e di toni più maturi. Esordì qui anche Deadpool (quando ancora però la testata si chiamava New Mutants, per la precisione nel numero #98) e da allora sappiamo tutti come andò a finire. Le storie migliori sono quelle firmate dal duo originale Liefeld e Nicieza nei primi anni ’90, non solo o non tanto perché le loro storie fossero particolarmente memorabili o ben riuscite ma perché furono quelle storie a definire un decennio di pubblicazioni successive a cominciare dalla Image stessa, che nacque proprio in quegli anni da una costola della Marvel che, guarda caso, vanta tra i suoi fondatori Todd McFarlane e Rob Liefeld.
Cable & Deadpool (2004-2008)
Nessuno è estraneo alla gavetta, neanche i personaggi di fantasia, e in questo senso Deadpool è quello che forse ne ha fatta più di tutti. Nei primi anni 2000, il Mercenario Chiacchierone non era ancora abbastanza noto da poter entrare a pieno titolo nel pantheon dei grandi della Marvel, ma d’altro canto era ormai già qualcosa di più di una semplice apparizione. La serie “Cable & Deadpool” fu, specialmente per il secondo, una consacrazione a più livelli del loro valore narrativo. Mentre infatti il mondo stava riscoprendo gli Avengers grazie alla sapiente riscrittura di Brian Micheal Bendis, Fabian Nicieza assieme a diversi artisti diede vita a una delle serie meglio riuscite del panorama Marvel, a metà tra le atmosfere del fumetto underground (leggere “Se gli occhi potessero uccidere”) e le incursioni di storie e personaggi più classici (nel numero 24 avviene il primo incontro tra Spider-Man e Deadpool). Composta da 50 numeri a cadenza mensile tra il 2004 e il 2008, la serie ha, tra gli altri pregi, il merito di aver definito quei tratti cinematograficamente carismatici dei due protagonisti; se infatti Cable rimane fedele alla propria granitica figura di “duro” ipertrofico (un ruolo che calza a pennello alla fisicità e espressività di Josh Brolin) Deadpool si lancia in dichiarazioni che oggi appaiono profetiche: “sono un incrocio tra Ryan Reynolds e uno shar-pei”.
Messiah Complex (2007-2008)
Puntualmente, con gli X-Men si finisce prima o poi a parlare di religione. Se non in maniera diretta (vedere “Dio ama, l’uomo uccide” fumetto sul quale si basa buona parte della sceneggiatura di X-Men 2), almeno in maniera indiretta. Messiah Complex è la seconda fase di quel rilancio delle testate mutanti iniziato con “Decimation” (a sua volta conseguenza diretta di House of M) e culminato con “Messiah War“. La nascita di una mutante mette i pochi superstiti della razza sul pianeta in allarme. Tra chi crede che la nuova arrivata possa essere la causa definitiva dell’estinzione dei mutanti (come Lucas Bishop) e chi invece si batte perché convinto che la nascitura sia appunto un messia. Di quest’ultimo avviso è Cable che in questa saga dà il meglio di sé sia come personaggio sia come disegni. In particolare, le matite di Humberto Ramos ci restituiscono un Nathan Summers al meglio della sua resa grafica, a metà tra la caricatura e l’omaggio alle stravaganze degli anni ’90. Niente come Messiah Complex (e il successivo Messiah War) illustra meglio la natura del personaggio di Cable, uomo del domani in perenne lotta contro il presente per far avverare il miglior futuro possibile.
L’articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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