
Miloud Oukili – Un naso rosso nelle fogne di Bucarest
Secondo la poetica di Miloud Oukili la lingua del clown è una lingua universale. Il clown sbaglia, non solo può farlo, ma l’errore porta al riso. Sbagliare e ridere sono ottimi mezzi per entrare in confidenza con qualcuno e perché no, iniziare un percorso insieme. Un vero clown non si riconosce solo quando indossa gli abiti di scena, ma nei momenti più quotidiani. Come dice Liana Mussoni, nello splendido libro Il volto non comune di un clown, il suo è un abito interiore, non un semplice naso rosso.
Il lavoro del clown mostra una possibile via per imparare a ironizzare sulle proprie sfortune rifuggendo il pietismo e la rabbia. L’autoironia e la sdrammatizzazione sono la sua forza e le sue principali armi.
La Romania degli anni 90, dopo la deposizione di Ceausescu, era un paese troppo prostrato per ironizzare sulla sua condizione, troppo debilitato economicamente per dare spazio alla cultura, troppo debole per pensare agli ultimi, come i boskettari: i bambini di strada.
A causa della scriteriata politica volta a portare la Romania al boom demografico, durante il regime dittatoriale di Caeusescu 170 000 minori vennero affidati allo stato dalle famiglie che non erano in grado di mantenerli. Negli anni ‘90 a Bucarest si contano quasi 5000 bambini per strada. Rifiutati prima dalle famiglie, poi dallo stato, vivono nelle fogne delle città e si riuniscono in bande: famiglie surrogate in cui vige la legge del più forte.
La violenza è all’ordine del giorno. Molti si prostituiscono per mangiare, altri rubano, i più si drogano con l’Aurolac (la colla) che assopisce i sensi e la mente permettendo di non sentire più né fame né freddo. Le istituzioni ignorano il problema e gli adulti intorno spesso hanno atteggiamenti indifferenti o manipolatori.

È così che li conosce per la prima volta Miloud Oukili quando a vent’anni, nella stazione centrale di Bucarest, vede un gruppo di ragazzini che chiedono l’elemosina cacciati da adulti che gli gridano di tornarsene nelle fogne. Un primo impatto forte, l’inizio di un processo che lo porterà a immergersi nella spietata vita di strada.
Miloud è un giovane franco algerino, nasce e studia a Parigi nella scuola di arti circensi Annie Fratellini. Partito con l’associazione Handicap International nel 1992, ha in programma di fermarsi a Bucarest UN mese. Saranno 12 anni invece quelli spesi insieme ai bambini di strada, il primo dei quali passato nelle fogne insieme a loro, per imparare a capirli e guadagnarsi il loro rispetto.
In loro Miloud Oukili non vede solo bambini dimenticati e con un disperato bisogno d’aiuto, vede degli ottimi clown.
Grazie alla sincerità che una vita di espedienti può dare, vede infatti la potenzialità di trasmettere, tramite spettacolo, la cruda verità del loro vissuto. Non c’è pietà nel suo operare: ai bambini, che inizialmente si avvicinano incuriositi dai suoi trucchi, propone uno scambio da pari: loro gli avrebbero insegnato il rumeno e lui avrebbe trasmesso loro l’arte della clownerie. Li trascina così nel suo mondo iniziando un percorso che a fasi alterne, tra rotture e rinascite, grazie anche al coinvolgimento di enti locali, porterà nel 1996 alla nascita della fondazione Parada. Una fondazione rumena che tramite l’arte si impegna nell’assistenza e nella reintegrazione in società dei bambini di strada, spingendoli a diventare protagonisti della propria vita tramite lo scavo interiore, la fantasia, il gioco.

Il teatro, inteso come arte performativa in genere, insegna ad avere un atteggiamento critico e attivo nei confronti della vita, a non sottostare passivi a dogmi imposti, ad avere consapevolezza delle proprie virtù e difetti.
Grazie alle proprie azioni e al proprio impegno i ragazzi si guadagnano una libertà che, in quanto comune, per funzionare prevede l’attenzione per l’altro. La giocoleria educa in modo particolare a essere presenti nel momento, a rimanere attenti e non farsi scivolare addosso le cose che accadono intorno.
Fondamentale è la messa in scena degli spettacoli da parte dei ragazzi, questo, oltre a porre un obiettivo, favorisce il lavoro d’equipe come strumento pedagogico e permette a chi va in scena di avere un ruolo nei confronti del pubblico: intrattenere, stupire e narrare tramite il proprio corpo.
Coloro che hanno chiesto a lungo aiuto a una società sorda nei loro confronti, ora trovano come strumento di riscatto l’impegno per offrire uno spettacolo.

Il rispetto è un punto chiave nel rapporto tra Miloud Oukili e i ragazzi e dunque anche nel percorso della fondazione Parada. L’importanza di curare i propri oggetti, se pur pochi, passa attraverso l’importanza della cura verso gli oggetti di scena; la cura di sé stessi tramite il trucco e i travestimenti. Il tutto nella completa libertà di prendere o a lasciare.
In questo modo ragazzi resi spersonalizzati dalla violenza e dalla droga hanno scoperto di poter avere dei sogni e di avere delle unicità, delle caratteristiche che solo loro hanno e che vanno coltivate per poter essere donate agli altri.
Oggi la situazione in Romania è più monitorata rispetto agli anni ‘90, ma per niente risolta. Nelle fogne vivono ancora più di un migliaio di persone. Molti sono bambini di strada ormai cresciuti.
Parada è tra le principali associazioni che operano sul territorio. Continua a portare spettacoli in giro per l’Europa e testimonianze nelle scuole, forte della convinzione che l’arte e la cultura non solo trovino spazio, ma anzi siano necessarie nei contesti in cui la lotta per la sopravvivenza si fa così dura da spazzare via ogni possibilità di arricchimento e auto consapevolezza degli individui.
Per approfondire il mondo della clownerie non perdere il nostro articolo su Lo zoo di vetro, spettacolo di Leonardo Lidi.
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