
A moment of magic – Riflettere in corto
Lo schermo si illumina, gli occhi si rivestono di luce riflessa, le dita iniziano a muoversi, automaticamente, come se già sapessero dove andare a cliccare, quali movimenti compiere. Il buio dell’auto viene investito da quella luce da cui ci siamo lasciati risucchiare, assimilare. Ci ha fatto suoi. Il tutto mentre in una stanza il clic delle foto rompe il silenzio di uno spazio che, rispetto alla musica, preferisce muoversi al ritmo di uno scatto che non soddisfa. Prendendo in prestito quell’assuefazione mediale che ci ha inglobato e imprigionato in schermi neri, il regista Andrea Casadio con il suo A moment of magic ricalca le orme di Black Mirror, e con una resa visiva a metà strada tra Nosedive e San Junipero redige con la scrittura della sua cinepresa il proprio saggio sulla “schiavizzazione” dei social, per rispondere a dei dettami impartiti da una società sempre più virtuale e meno tangibile.
A questo proposito risulta imprescindibile e significativo il monologo finale, momento in cui il regista (qui anche sceneggiatore) sembra riuscire a cogliere e riconsegnare tra le mani dello spettatore la paura che ci affligge e ci frena. Un timore di non piacere, di non essere abbastanza belli, abbastanza simpatici, abbastanza noi stessi. Un’insicurezza che troppo spesso si tenta di nascondere dietro filtri, maschere, volti distorti e manipolazioni della realtà.

Quello compiuto da Casadio con A moment of magic è un saggio semplice, che si avvale di pochi mezzi narrativi e interpretativi (consta solo di due personaggi e quattro location – a Los Angeles), permettendo allo spettatore di stabilire con le due protagoniste un legame affettivo senza per questo incappare in ostacoli e rischi di distrazione. Come posto davanti a uno specchio, il pubblico recupera tutti quei micro-movimenti compiuti poco prima in casa, in macchina, tra scatti fotografici, chiamate e audio vocali. Gesti ordinari e reiterati, che intessono giorno dopo giorno un mantello quotidiano di realtà falsate.
Non è un caso, dunque, se le due ragazze vengono immortalate in luoghi chiusi (una camera da letto, una macchina, una discoteca): sono ambienti claustrofobici che impediscono il passaggio di un’intera personalità, a discapito di caratteristiche e dettagli estetici accuratamente selezionati come segni privilegiati di un’essenza imparziale e incompleta. Perché nel mondo dei social non c’è spazio per la totalità. Lo spazio, come quello di un computer, è limitato, e la nostra immagine sezionata, fatta a pezzi, manipolata.
Il regista pone molta attenzione su questo fattore sociale, indugiando con particolare interesse su continui ralenti immortalanti le bocche delle sue protagoniste. Una scelta non casuale, ma ben ponderata, soprattutto a livello simbolico. In un mondo dominato dai social sono le labbra la parte del corpo che teniamo più chiusa a favore di mani che corrono su tastiere, e occhi che scorrono veloci alla ricerca di like. Quelle che una volta non smettevano di ridere, riempirsi di parole, adesso sono bocche coperte da rossetti e mani che nascondono sorrisi forzati.

È un raggio di un sole nascente ad illuminare come un’epifania le due ragazze in conclusione del corto. Finalmente libere da pareti che le imprigionano come schermi del telefono, le due ragazze si confessano aprendo un varco nello spettatore, una porticina che invitano ad aprire.
Una costruzione minimalista e d’impatto dove ogni cosa è perfettamente studiata così da superare il limite del minutaggio e colpire il cuore dello spettatore, privandolo di quel velo di timore che lo investe, ricoprendolo come labbra affogate di rossetto in un breve, intenso, momento di magia.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista