
#PFF18 • Those who can die
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 31 al 4 novembre. Qui le nostre recensioni in anteprima.
Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la sezione Thriller.
Una scuola di avviamento che assomiglia di più a una prigione, a un ospizio o a un ospedale psichiatrico: i corridoi identici, i muri dello stesso colore delle uniformi, il cortile assolate e le scale antincendio di ferro. Il cortometraggio di Charlotte Cayeux stabilisce fin da subito il suo perimetro d’azione. Al di fuori resta un mondo le cui coordinate sono solo accennate e, anche così, non possono non risultare minacciose.
Zoé vi fa il suo ingresso, con un meraviglioso sguardo smarrito, al compiersi dei quindici anni. Da quello che sappiamo, non è stata selezionata fra coloro che potranno ricevere un’educazione e per questo è inserita all’interno di un programma strettamente controllato di avviamento al lavoro. Da chi sia voluto questo sistema, chi controlli la routine alienante degli adolescenti rinchiusi nell’istituto non ci è dato sapere. Cosa li aspetti non lo sanno nemmeno loro.
Il cortometraggio prodotto nel 2017 da Respire Production procede con una leggerezza straniata, sostenuto da una fotografia attenta, che sembra cristallizzare ogni scena in un orizzonte senza tempo. O meglio: in una totale e soffocante impossibilità di avvertire il tempo che passa. Nell’apatia asfissiante che sembra dominare l’istituto, Zoé trova un’alleata. Marie, capelli rasati e tratti mascolini, la sceglie durante le ore d’aria, con cenni rapidi e scambi furtivi di immagini pornografiche. Marie, senza che ci vengano dati troppi dettagli, è più esperta di Zoé, sa come muoversi per non farsi sedare dalle medicine distribuite quotidianamente ed è fermamente decisa a non diventare un automa condannato al sistema: ti insegnano un lavoro e devi farlo per sempre, non c’è scampo nemmeno con la morte.
Ma cosa si nasconde dietro l’inserimento nel mondo del lavoro? Cosa trasforma radicalmente i ragazzi autorizzati a uscire dall’istituto? Le ultime scene del cortometraggio si articolano intorno all’indagine disperata delle ragazze, che finirà per rivelare una realtà ben lontana dall’apparenza composta e ossequiosa della clinica/prigione.
Delicato ma intenso, il corto di Charlotte Cayeux pecca forse nel precipitarsi del finale. Non tanto per i molti interrogativi lasciati aperti (anzi, le tinte ambigue sono tratto distintivo e non disprezzabile dell’intera produzione) ma, al contrario, per un certo sfumare delle tensioni in un a conclusione che, nella sua rigorosità, rischia di risultare quasi frettolosa.
With this edition Birdmen is media-partner of Pentedattilo Film Festival, the international short movie festival held in Pentedattilo (Reggio Calabria) from Oct. 31st to Nov. 4th. Here is the preview of our reviews.
Six of our editors will form the jury of the Thriller section.
A trade school which looks more like a prison, a hospice or a mental asylum: identical corridors, identical colors for walls and uniforms, a sunny courtyard and iron emergency stairs. Charlotte Cayeux’s short film clearly states its purpose and coordinates from the very beginning. Outside this frame the world appears as a blurred, unsettling place.
Zoé enters the school wide-eyed when she turns fifteen. What we know is that she has not been selected to receive academic education and has thus been involved in a professionalizing, strictly controlled program. What we don’t know instead is who’s in charge of this system and who’s controlling these kids’ alienating routine.
The short (produced by Respire Production in 2017) moves with an equally alienated lightness, supported by a photography aimed at freezing every scene in a timeless horizon, or better in the utter impossibility of perceiving the passing of time.
In the suffocating apathy of the school Zoé finds an ally. Marie, a girl with a shaven head and masculine features, chooses her during their breaks, exchanging quick nods and sneaking pornographic images. Although we aren’t told much about her, we know that Marie is able to avoid being drugged daily and she has her mind set on one aim: not becoming an automat. They teach you one job and you will have to do it forever, not even death will save you.
What’s hiding behind the professionalizing program? What transforms the kids who are finally authorized to leave the school? The last scenes of the short concern the girls’ desperate investigation, which will end up revealing a reality far from the calm and tidy one of the prison/asylum.
Delicate and intense at the same time, Charlotte Cayeux’s short possibly goes wrong in its quick ending, not so much for the many questions left unanswered (which are, on the contrary, a distinctive feature of the whole production), but for the diminishing of tension towards an end that, if rigorous, risks to seem hasty.
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