#PFF18 • Koala
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 31 al 4 novembre. Qui le nostre recensioni in anteprima.
Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la sezione Thriller.
Koala (2017) è un cortometraggio scritto e diretto da Cristina Puccinelli che racconta la storia di una ragazza (Denise Capezza) che si risveglia nella stanza di un giovane (Alessio Vassallo) che non le è in alcun modo familiare. I ricordi della notte trascorsa in discoteca – allo spettatore noti per una lunga sequenza iniziale a luci intermittenti e caleidoscopiche – sono naturalmente vaghi e confusi (al contrario dell’esito della serata che appare inequivocabile) e la preoccupazione della ragazza cresce nel momento in cui nota una serie di oggetti che proiettano una luce inquietante sul suo misterioso ospite.
L’inquietudine sconfina subito nella comicità paradossale e grottesca quando il giovane svela alla ragazza – ancora frastornata e assai perplessa – l’elemento che ha dato origine alla loro intimità: la passione di lei per i koala. Dopo una intera notte passata a “koalizzarsi” anche il giovane è convinto: il koala è indubbiamente la più lungimirante delle creature perché spende tutto il proprio tempo per dormire, mangiare e soprattutto riprodursi.
Attraverso questo bizzarro e improbabile personaggio che riempie la ragazza di dolci attenzioni e al contempo svela sempre più un lato animalesco inquietante, Cristina Puccineli tenta forse di immortalare un universo di relazioni sconclusionate popolato da individui incapaci di proporsi agli altri per quello che sono davvero. Il “maniaco dei koala” sembra non sempre credibile (apice della non credibilità – senza dubbio voluta – è l’arrampicamento sull’albero), e di conseguenza anche l’atteggiamento terrorizzato del personaggio femminile appare incongruente (anche diegeticamente, per esempio agli occhi dei carabinieri che accolgono la deposizione).
A prima vista questo cortometraggio sembrerebbe focalizzarsi sulla tipologia comica e grottesca: ma temi complessi come i pregiudizi sull’universo femminile, cenni al preoccupante fenomeno dello stalking e una critica (per quanto velata di leggerezza) nei confronti dell’autorità costituita sono presentissimi (a diverse intensità) e l’intento della pellicola è, così, manifesto.
Il finale chiude il cerchio, puntando sia comicamente sia tragicamente sulla sovrapposizione di carnefice e potenziale salvatore.
Traduzione a cura di Serena Demichelis
Koala (2017) is a short film written and directed by Cristina Puccinelli. It tells the story of a girl (Denise Capezza) who wakes up in the room of a guy (Alessio Vassallo) basically unknown to her. Memories from the previous night at the club are vague and confused (contrasting with the obviousness of what happened after) and the girl starts to worry when noticing a series of objects which shed a creepy light on her mysterious host.
Creepiness soon grows into a grotesque and paradoxical comedy when the guy tells the girl, still cranky and perplex, the element from which their intimacy arose: her passion for koalas. After an entire night spent “koalizing”; the guy is convinced as well: koalas are the wisest creatures on earth, since they spend all their time sleeping, eating and especially reproducing themselves.
Through this weird character, who fills the girl with attentions while revealing an ever-creepier animal side, Cristina Puccinelli tries to portray a whole universe of improbable relationships, inhabited by people who are unable to open up to each other for who they really are. This “koala maniac” is partially credible (the acme of his non-credibility being his decision to climb a tree), thus making the girl’s terrified behavior incongruent as well (also from a diegetic point of view, e.g. during the tree’s scene).
Despite the surprise ending, at first sight this film appears as frivolous as its characters: still, complex themes such as prejudice against the female universe, hints to stalking and a veiled criticism towards authority are soundly present (with different intensities), thus making the movie’s aim partially clear.
The narrative circle finds a perfect conclusion in the end, with the perfect tragicomic overlapping of saviour and oppressor.
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