Via Don Minzoni n.6 – Oltre la trama dei ricordi
Via Don Minzoni n.6 è un racconto di formazione, fra nostalgia e consapevolezza, che nasce dall’esperienza autobiografica del regista Andrea Caciagli. Il protagonista – Andrea, appunto – 28 anni, passa le ultime ventiquattr’ore nella casa in Via Don Minzoni n.6 in cui è cresciuto, venduta dopo la scomparsa della nonna, con il compito di consegnare le chiavi ai nuovi proprietari la mattina successiva. In quest’ultima notte è accompagnato dal suo gruppo storico di amici del liceo, che decidono di ritrovarsi proprio nella casa in cui avevano passato gli anni più spensierati della loro adolescenza, per un’ultima partita di poker. È un commiato collettivo, un rito di passaggio che affrontano insieme, prima di lasciare Andrea solo con i suoi ricordi, in attesa dell’alba e di una nuova fase della sua vita.
Il film racconta il momento del distacco dall’età dorata dell’infanzia attraverso il luogo che più la rappresenta: la casa. Una casa ormai disabitata, ma non vuota: rullini e vecchie fotografie, la spaccatura di una mattonella, le lettere scritte a mano, le videocassette, il cuoio rovinato di un vecchio pallone. La macchina da presa si sofferma sulle forme, sui colori, sui contorni sfumati di questi oggetti, sugli spazi della memoria, rendendo la casa un personaggio vivo e pulsante – respira, quasi – che parla al protagonista, lo interroga su di sé, sul suo passato e sul suo futuro. Mi viene in mente uno stralcio del meraviglioso Austerlitz di W. G. Sebald: «L’oscurità non si dirada anzi si fa più fitta al pensiero di quanto poco riusciamo a trattenere, di quante cose cadano incessantemente nell’oblio con ogni vita cancellata, di come il mondo si svuoti per così dire da solo, dal momento che le storie, legate a innumerevoli luoghi e oggetti di per sé incapaci di ricordare, non vengono udite, annotate o raccontate ad altri da nessuno.»
Gli spazi del ricordo sono intrecciati in una trama di tempi sovrapposti e intersecati, che raccontano la necessità di affrontare la perdita di tutte queste memorie, memorie che definiscono chi siamo. Il film sfiora delicatamente il senso del distacco, del lutto, della crescita, ma su un piano più profondo esplora la connessione tra memoria e identità. Nella vita di ciascuno ci sono eventi, cose e persone che modificano la filigrana della nostra stessa essenza, come la Rosebud di Quarto Potere, penetrando con profondità capillare nell’interiorità di ciascuno di noi, sedimentandosi nel fondale di ricordi che ci definisce: l’identità. Il racconto di Via Don Minzoni n.6 non imita, ma produce ciò che rappresenta.
Mette in relazione esordi e conclusioni dando forma alla successione silenziosa degli eventi attraverso un’interpretazione emotiva. Nè una semplice immagine speculare nè una copia fotografica dell’esistenza, ma un’attività cognitiva, un’esperienza del tempo e della sua (im)permanenza, che avvicina al mondo e a sè stessi. E proprio lì, sul confine tra giovinezza e vecchiaia, tra ieri e domani, c’è l’addensarsi del senso, o qualcosa che ha a che fare con il senso: stando sui limiti che sembrano ricongiungersi, riconfigurandosi a vicenda, la fine diviene origine e il lascito si trasforma in radice.
Caciagli esplora i vuoti ricucendoli in una storia inedita, sua, e poi nostra. Non sedimento, ma innesto. Ed è così che un pallone un po’ sgonfio e scrostato ritrovato nell’angolo buio di un garage diventa epitome degli stralci dimenticati dell’infanzia di ciascuno di noi. È un commiato e un dialogo con dei luoghi reali, la cui verità, la cui storia si percepiscono attraverso lo schermo con misura e pudore: il regista rappresenta il dolore proteggendone l’intimità, perchè sono le immagini a divenire vettore di rivelazione, di risignificazione dell’assenza. Di persone, e di un racconto vero e proprio. Gli oggetti si raccontano senza l’ausilio e l’enfasi della narrazione, che invece si concentra più sul racconto generazionale del presente, con le paure, i desideri, i sogni e le illusioni di un gruppo di trentenni.
Piano ulteriore della narrazione è il montaggio delle immagini d’archivio, capaci di svelare legami invisibili e colmare vuoti astratti. Non un montaggio cronologico, ma semantico, che si snoda nei colori rarefatti degli scatti analogici, passando dalla grana dura dei filmati su pellicola ai colori saturi di pixel dei filmati digitali. Le immagini, attraverso i supporti che le trattengono, strappano il tempo al suo scorrere e la memoria dal suo disgregarsi. E alla fine, oltre la trama delle immagini del passato, affiorano le sensazioni singolari e private di cui non rimane traccia materiale, ma che attraverso il cinema possono trovare una forma. Fissa, duratura, universale. Che ci restituisce una vita, o forse ci permette di riconoscerne una, alle spalle di tutto. La nostra.
E quando alla fine del film alle immagini sconosciute – eppure così familiari – si sostituisce una voce registrata che canta per suo nipote, quella questione privata diviene anche nostra. Quel legame vive ora nelle dimensioni del tempo del racconto, dello spazio della casa e della profondità delle immagini. Il passato sfugge alla sua stessa essenza di tempo accaduto e torna tempo in fieri, risignificandosi in un racconto che trascende l’oblio di cui parla Sebald. La ricerca di quella voce, di quel corpo, di un affetto perduto, attiva un parallelo con il funzionamento tipico del dispositivo cinematografico stesso: l’immagine diventa cinema per la forma nostalgica nel desiderio verso un’assenza, per la volontà irrealizzabile di toccare e di essere toccati da una figura fantasmatica. In quest’ottica, il film si mostra in tutta la sua complessità, ovvero una forma di riconoscimento e riappropriazione dell’identità, un doloroso – e coraggioso – ricongiungersi con se stessi.
Lunedì 29 aprile, alle ore 21.00, Birdmen Magazine presenterà il film Via Don Minzoni n.6 a Milano, al Cinema Mexico, in dialogo con il regista Andrea Caciagli. In questa occasione verrà anche presentato in anteprima il progetto fotografico sul film Cose da ricordare. Storie da via Don Minzoni n.6 della fotografa Anita Scianò, con foto inedite e materiali speciali. Qui tutte le info dell’evento. Vi aspettiamo!
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