
Teatri d’Oriente #3 • Opera Cinese
Il ruolo dei Teatri d’Oriente è fondamentale, a livello di immaginario estetico, per le principali esperienze teatrali occidentali novecentesche, in particolare per aver alimentato l’idea di anti-restituzione della realtà attraverso elementi quali la presenza energica del corpo dell’attore e la conformazione di rituale. Oltre alla conservazione di un sostrato religioso, l’elemento maggiormente caratterizzante dei Teatri d’Asia è la non-distinzione ma fusione di Teatro, Musica e Danza. Scopri tutti gli articoli della rubrica.
Il Teatro cinese discende da riti e cerimonie religiose nelle quali gli sciamani fungevano da mediatori tra gli uomini mortali e le divinità. Tali rituali, di epoca precedente alla Dinastia Zhou (1122 – 771 a.C.), con forti correlazioni al ritmo delle stagioni, al calendario lunare e alle fasi dell’attività agricola, vengono descritti in documenti quali il Libro delle Odi (risalente alla Dinastia Zhou) o gli Annali della Dinastia Han (composti nel III secolo d.C.) dove emergono molti elementi tramandati in seguito nella tradizione teatrale: maschere, costumi, danze, canti, acrobazie e combattimenti rituali. Con la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) si diffonde l’uso di celebrare con musica, danze e canti anche le vittorie militari, ne nasce un balletto considerato l’antenato del Wu, rappresentazione militare del teatro cinese. Nello stesso tempo molte danze rituali perdono valenza religiosa divenendo svago e intrattenimento. Durante la dinastia Tang (618-907) nascono le prime forme strutturate di teatro d’evasione. Col regno dell’imperatore Xuanzong (712-756) nasce l’Accademia imperiale per la preparazione di attori, cantanti e musici: Accademia del Giardino dei Peri. Durante il dominio mongolo (1279-1368) il teatro cinese ha il suo momento di crescita massima, attraverso contributi bidirezionali: da un lato il dominio favorisce l’immissione di forme di spettacolo di etnie differenti, dall’altro il teatro diventa strumento e luogo di esternazione del malcontento del popolo soggiogato dalla dittatura con conseguente arricchimento di soggetti e temi trattati e forte miglioramento formale. Si delineano inoltre due grandi scuole che proliferano assieme per circa un secolo:
(1) la Scuola del Nord, nata a Pechino, nuova capitale della dinastia mongola, mette in scena prevalentemente episodi militari, privilegiando danza acrobatica e arti marziali, le musiche sono dure e aspre accompagnate da tamburi e gong, le parti cantate sono riservate al protagonista, gli altri personaggi si limitano alla prosa ritmata;
(2) la Scuola del Sud, che si sviluppa a Hangzhou, capitale della precedente dinastia spodestata, inscena prevalentemente storie d’amore a lieto fine, le melodie sono dolci accompagnate da flauti, tutti i personaggi cantano, sono frequenti i duetti e i quartetti.
La forma più rappresentata nei tempi odierni, comunemente considerata il Teatro tradizionale cinese, è L’Opera di Pechino, Jingju (京剧, dramma della capitale), erede di differenti teatri regionali, frutto di tradizioni sovrapposte dalla fine del XVIII secolo, caratterizzata da recitazione largamente mimica con improvvisazione, acrobazie e canto accompagnata da una piccola orchestra a creare un distintivo insieme di recitazione, letteratura, musica e arti marziali.
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L’articolo è stato pubblicato l’1 agosto 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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