Sirât – Il deserto del Sahara tra musica e catarsi
Una distesa infinita di sabbia; un solido nulla contro cui misurarsi; un non luogo privo di oasi di pace. Questo è lo scenario d’ambientazione di Sirât, il nuovo film di Óliver Laxe che mette in scena un padre e un figlio alla disperata ricerca di Mar, figlia e sorella scomparsa durante un rave nel Marocco meridionale.
Due personaggi, due generazioni differenti contro la natura avversa e millenaria del deserto, scortati in maniera folle e imprevedibile da un gruppo di raver a caccia dell’ultimo barlume di festa, beduini improvvisati che solcano le dune a ritmo di musica, unica arte e arma possibile per sfidare le leggi della natura e degli uomini.

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes e distribuito in sala il prossimo 8 gennaio da Mubi, Sirât a prima vista potrebbe sembrare un atipico road movie, un’esperienza che porta i protagonisti e i loro comprimari a crescere e a maturare nella ricerca del loro personale Sacro Graal. Il viaggio attraverso luoghi impervi e tortuosi come quelli del deserto del Sahara, offre tuttavia a Laxe l’occasione di mettere in scena un’esperienza esistenzialista dentro sé stessi, un viaggio immersivo che fa da perfetto contraltare a quello realmente vissuto in un inferno desolato, spersonalizzato e alienante.
In questo luogo i protagonisti devono misurarsi con i propri demoni interiori, come Cristo nei quaranta giorni nel deserto o come Mosè sul monte Sinai, con la paura che il proprio oggetto del desiderio potrebbe non essere mai trovato e rinunciare ad esso per sempre. Un luogo, dunque, di timori e tribolazioni, dove, tuttavia, l’elaborazione della perdita e del possibile lutto possono essere raggiunte attraverso una catarsi immersiva nel compiersi del viaggio stesso e nella musica, unguenti benefici che sanano il magma che ribolle nel nostro vissuto.

Il deserto diventa allora un luogo di assoluta rivelazione, come per le figure bibliche citate sopra, dove le tentazioni sono vinte e vincendo il Maligno che si ha dentro viene restituita all’uomo la sua speranza, o, in questo caso, la sua pace.
La parola araba sirāt, in questo senso, che significa letteralmente “strada” o “via”, non potrebbe essere più azzeccata, dato che si riferisce anche, nell’Islam, al ponte sottile teso sull’inferno sul quale devono passare le anime dopo la morte, dove i malvagi precipitano nell’abisso infernale, mentre gli eletti, dopo averlo superato, salgono in paradiso.

Laxe sceglie dunque di mettere in scena un assoluto viaggio dell’incoscienza, un’esperienza allucinatoria, fatta di sensi e percezioni, sospesa nel tempo e nello spazio. Una ricerca forse vana e infruttuosa, in cui fallire è altamente possibile, ma nondimeno necessaria per arginare l’ignoto e il senso di smarrimento così radicato in noi stessi e che, antropologicamente parlando, ci appartiene da sempre.
La ricerca, in Sirât, di un senso e di un possibile approdo da parte dei due protagonisti potrebbe apparire poco lineare e non immediatamente ricevibile; ciononostante la forza delle immagini, unita alla potenza del sonoro e al plot twist narrativo che si cela nella seconda parte del film, fondamenta dello stesso e di cui sarebbe impossibile scrivere senza poi rovinarne l’effetto, restituiscono l’idea di un cinema di puro stimolo, in cui tutti i sensi convogliano in un’unica percezione sinergica – non a caso lo stesso Laxe in un’intervista ha dichiarato di guardare il film “con la pelle, con le orecchie, con il naso, insomma con tutto il corpo, non solo con gli occhi” – e dove natura e arte si incontrano per trascendere e puntare al divino.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – dedicata al cinema, alle serie e al teatro. Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna.
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista.