#PFF18 • Into the Stream
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 31 al 4 novembre. Qui le nostre recensioni in anteprima. Una selezione di sei elementi della redazione comporrà la giuria per la sezione Thriller.
Into the stream (2017), scritto e diretto da Alexey Marfin, è un cortometraggio che si propone come “una favola per l’età satura di media”. Raccontandoci la quotidianità di Jack (giovane impiegato interpretato da Brian Hanford). Marfin ritrae un mondo in cui il confine tra realtà e mondo virtuale (potenzialmente a portata di mano) è ormai diventato assolutamente labile: non resta che lasciarsi andare al flusso di immagini e imput multimediali che ci bombardano ininterrottamente.
Marfin sceglie di impiegare gli elementi grafici 3D per cercare di rendere il vorticoso avvicendarsi di video virali, fake news, annunci pubblicitari, servizi giornalistici in onda 24 ore al giorno, meme onnipresenti e foto pubblicate sui social con un unico obiettivo: convincersi che la realtà filtrata attraverso l’universo multimediale è “ better than your (real) life”.
Il mondo virtuale sconfina in quello reale e viceversa: lo stesso Jack diventa protagonista di contenuti visivi di ogni sorta, mente il gatto che ha visto andare in skateboard in un video scorrazza indisturbato per il suo soggiorno. Ed è solo l’inizio.
Lo sfoggio gratuito di elementi grafici 3D potrebbe sembrare stucchevole. Vero è che lo spettatore, per quanto invitato a riflettere sull’invadenza dei media nella quotidianità, sembra non restare impressionato da questa “esondazione” di immagini: ma è, ad ogni modo, un’indifferenza cercata, a mimesi o analogia dell’indifferenza che ogni utente prova in relazione ai contenuti dei media e dei social media. Formalmente, ancora, into the stream.
Traduzione a cura di Serena Demichelis
Into the stream (2017), written and directed by Alexey Marfin, is a short film which aims to be “a fairytale for the media-saturated age”. Marfin, telling us the everyday life of Jack (a young employee interpreted by Brian Hanford), portrays a world in which the border between real life and virtual life (potentially within reach) has become extremely blurred: all we can do is surrender to the flow of images and multimedia imput which is continually bombing us.
Marfin chooses to use 3D graphics to convey the fast sequence of viral videos, fake news, ads, 24h news broadcast, ever-present memes and pictures posted on social media with the only aim of convincing ourselves that virtual reality is “better than your real life”.
The virtual world invades the real one and vice versa: Jack becomes the protagonist of several visual contents, while the cat he has seen skateboarding in a video runs undisturbed around his living room. And this is just the beginning.
The exaggerated display of 3D graphics can be annoying, since it does not add any particular meaning to the film. The audience is indeed invited to ponder about the invasion of media in everyday life: it is true, however, that provoking the audience’s indifference might be an intentional mimesis or analogy for the indifference which is felt by every user towards (social) media contents. We are still, formally, into the stream.
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