
Fune di sicurezza: “Rudens” di Kerkís
R eti piscator de mari extraxit vidulum,
U bi erant erilis filiae crepundia,
D ominum ad lenonem quae subrepta venerat.
E a in clientelam suipte inprudens patris
N aufragio eiecta devenit: cognoscitur
S uoque amico Plesidippo iungitur.
Un pescatore con la sua rete tirò su dal mare un bauletto
in cui erano contenuti i giocattoli della figlia del padrone.
Questa era stata rapita ed era andata a finire in mano a un lenone ma,
sbalzata fuori dalla nave in seguito a un naufragio,
fu gettata a terra e capitò senza saperlo proprio sotto la protezione di suo padre.
Viene riconosciuta e può sposare il suo amico Plesidippo.
Recita così il prologo della Rudens (“La gómena“), commedia del latino Tito Maccio Plauto redatta tra la fine del III secolo ac e l’inizio del II. E sulle orme di tale acrostico si muove l’intero testo.
Tutto quanto.
La Rudens comincia letteralmente con uno spoiler. Un unico, irriverente macro-spoiler in cui si trovano convogliati, in fulminea sintesi, tutto il suo senso e la totalità dei suoi colpi di scena.
Ragazzi, che ci vogliamo fare. Tra i romani usava così.
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L’articolo è stato pubblicato il 5 giugno 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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